Wednesday, July 23, 2008

Sull'estetica e sul linguaggio artistico [parte 2]


Joel-Peter Witkin. Woman once a Bird (La femme qui fut oiseau), Los Angeles, 1990. © galerie Baudoin Lebon.

Eccomi a scrivere finalmente la seconda e ultima parte di questo dialogo "pubblico" con Valentina, autrice del post sul vecchio blog "il pittore d'emozioni".


Questa volta vorrei essere più diretto rispondendo direttamente alle sue domande.

Valentina scrive : [...]Se è vero che l'arte è una via di espressione (come la scrittura o la musica...), e che quindi: non è né un manifesto pubblicitario, né un logo identificativo...
quanto pensi sia importante il messaggio finale, rispetto all'espressione della propria persona, in un'illustrazione?[...]


Premetto che fatico a chiamare illustrazione un lavoro realizzato con fini artistici. Per me un'illustrazione è un lavoro commerciale, ma potrei anche sbagliarmi. Comunque sia, penso tu ti riferisca a un'opera e in questo caso credo che serva un giusto equilibrio da entrambe le parti : ovvero, esprimere la propria persona attraverso il messaggio finale. Un messaggio soggettivo quindi è il succo di tutto il lavoro. Mentre nella pubblicità non è così, si cerca un messaggio oggettivo e il più possibile vicino al target che dovrà usufruire/comprare il bene in vendita.

Io non mi faccio la domanda "chi vedrà questa mia nuova tavola?" piuttosto "cosa proverà chi vedrà questa mia tavola?". Questo però non influenza il processo di creazione dell'opera, ci mancherebbe. Su questo punto credo siamo entrambi d'accordo. Tu dici che operi per sfogare i tuoi mostri, io forse sono il mostro che sfoga la sua soggettività e la sua visione del mondo sulla tela digitale. Che poi non c'è una grande differenza.

Forse l'ho già scritto, ma lo spettatore per me è importante nel momento in cui è vittima/osservatore del mio operato.

Valentina scrive : Mi piacerebbe conoscere la tua opinione a riguardo.
Le tue ultime opere sono talmente perfette, sia nei contenuti che nella tecnica (dimensioni web permettendo), che mi riesce difficile digerire che tu li faccia solo per la voglia di comunicare qualcosa. E' come se, realizzandole, tu le donassi al mondo perché tanto non ti appartengono. Mi sbaglio, vero?


Sì, ti sbagli.
Ti sbagli perchè le mie opere non sono perfette. (Perfette rispetto quali canoni, poi?). Raggiungere la perfezione significherebbe fare arte senza tormentarsi, divertendosi/provando piacere e basta. Un bel traguardo, ma io ne sono ancora molto lontano.
Non le dono al mondo perchè non mi appartengono. Mi appartengono meno della visione personale che ho in mente prima che essa venga realizzata. Paradossalmente, è come se fossero delle copie.

Spero che questa risposta possa bastarti, Valentina.
E' stato un piacere così come sarà un piacere sentire qualcosa ancora da parte tua.